Non succedeva da 20 anni.

Elly Schlein, segretaria del Pd, è alla Festa dell’Unità di Mariano Campese, che celebra 80 anni dalla prima edizione. Risponde al telefono con voce tranquilla.

Finalmente avete chiuso le candidature per le Regionali…
«Sono molto felice: siamo riusciti a mettere in campo una coalizione progressista unita e compatta, che è la stessa in tutte le regioni che vanno al voto. Non so da quanto tempo il centrosinistra non si presentasse con la stessa coalizione in tutte le regioni, almeno 20 anni. Non faremo più il favore alla destra di dividerci: Giorgia Meloni si prepari a questa novità. E devo aggiungere che siamo già in pista a differenza della destra che sta ancora litigando sui candidati. Al di là della riconferma degli uscenti, non è riuscita a definire le candidature in regioni importanti come Campania, Puglia e Veneto».

Avete penato fino all’ultimo…
«Sono state settimane di lavoro intenso ma ci abbiamo creduto e ci siamo riusciti. Abbiamo fatto squadra e devo dire che non abbiamo mai litigato sui candidati. Credo che sia un inedito per la storia del nostro campo. E siamo anche riusciti ad allargare le coalizioni dove governavamo già perché si sono aggiunte altre forze che prima stavano all’opposizione. Per esempio, in Toscana, in Puglia, in Campania».

E se Emiliano si candidasse per seguire Vendola?
«Emiliano qualche giorno fa mi ha dato la disponibilità a non candidarsi e lo ringrazio perché con la generosità e lo spirito di squadra ci aiuterà a costruire una pagina di futuro in Puglia e a fare spazio a una nuova classe dirigente. E sono certa che continuerà a dare il suo contributo sia per la Puglia sia oltre i confini della sua regione».

In Campania l’hanno accusata di aver fatto uno scambio con De Luca: il figlio segretario del Pd regionale.
«Il mio unico obiettivo era quello di costruire un’alleanza in grado di battere queste destre. Ho lavorato per l’unità sia nel partito che nella coalizione, anche in Campania perché sono convinta che il più grande rinnovamento che noi possiamo offrire ai cittadini di quella regione sia di presentarci tutti uniti a sostegno di una persona onesta e capace come Roberto Fico. Perciò per me era importante che tutti si sentissero responsabilizzati al fine di raggiungere questo obiettivo».

Insisterete sulla sanità in questa campagna?
«Sarà una priorità assoluta di queste campagne elettorali, davanti a una destra che sta smantellando la sanità pubblica. Non serve cambiare le leggi per farlo, basta fare quello che sta facendo Meloni, definanziarla. Così i reparti si svuotano di medici e infermieri, le liste d’attesa si allungano all’infinito e chi ha i soldi va dal privato, mentre chi non ce li ha rinuncia a curarsi. Trovo molto significativo in questo senso un dato drammatico: durante il governo Meloni dal 2023 al 2024 le persone in Italia che rinunciano almeno a una prestazione sanitaria, perché non possono permetterselo o perché la lista è troppo lunga, sono passate da 4 milioni e mezzo a 6 milioni. Non sono dati del Pd ma di Istat e fondazione Gimbe, che li hanno sempre forniti con governi di qualsiasi colore. Questo è chiaramente il disegno della destra che vuole una sanità a misura del portafoglio delle persone, noi, invece, vogliamo la sanità che era nella grande intuizione di Tina Anselmi, quella universalistica che aiuta chi da solo non ce la fa».

Insisterete anche sul salario minimo?
«Sì, la destra e Meloni continuano a bloccare la nostra proposta anche davanti alle difficoltà delle famiglie italiane che hanno un potere d’acquisto che si è ridotto, mentre i salari reali dal 2021 hanno perso 8 punti secondo l’Istat».

Ieri era all’Altra Cernobbio, oggi sarà al Forum Ambrosetti: Schlein di lotta e di governo?
«È giusto interloquire con tutti, l’importante è rimanere coerenti e portare le idee e le proposte del Partito democratico, cosa che ho fatto ben volentieri ieri sui temi della pace e che farò anche oggi».

E oggi che dirà?
«Sarà un’occasione per dialogare sulla situazione del nostro Paese: un’economia che sta frenando e che rischia la recessione perché i dati del secondo semestre sono in discesa rispetto al primo. E in questo quadro segnalo che per subalternità ideologica il governo italiano ha prima ignorato e poi minimizzato i dazi di Trump, senza dare una risposta a imprese e lavoratori su cosa intenda mettere in campo per sostenerli. Siamo a 28 mesi quasi consecutivi di calo della produzione industriale, se qualcuno pensa che l’Italia possa vivere di turismo e di servizi disconosce la storia di questo Paese».

Non è troppo pessimista?
«Dopo gli investimenti del Pnrr, Meloni non avrà più i dati di occupazione in crescita di cui si vanta impropriamente. Dovrebbe fare una battaglia come noi perché proseguano gli investimenti comuni europei come il Next Generation Eu, per rilanciare la manifattura italiana. E attivarsi subito per garantire supporto alle imprese e al lavoro davanti ai dazi di Trump che rischiano di danneggiare fortemente l’economia italiana. Anche Confindustria ha parlato del rischio di perdere 20 miliardi di export l’anno prossimo e Svimez parla di 100 mila posti di lavoro a rischio nel 2026. Allora rimbocchiamoci tutti le maniche. Il Pd è pronto a dare il suo contributo. Ha fatto due proposte concrete che potrebbero essere approvate a costo zero nel prossimo Consiglio dei ministri».

Quali?
«La prima riguarda il sostegno alla domanda e quindi ai consumi. È il salario minimo che esiste in 22 Paesi europei, dove ha innescato una dinamica salariare positiva e aiutato le famiglie contro l’inflazione. La seconda è sul costo dell’energia. Le imprese che stiamo andando a trovare in tutta Italia ci pongono innanzitutto una questione: come facciamo a competere con le imprese americane, cinesi e anche con quelle tedesche e spagnole, con una bolletta dell’energia che è la più cara d’Europa ed è il triplo della loro? Il governo potrebbe scollegare, come chiediamo noi, il prezzo dell’energia da quella del gas. Lo hanno fatto altri Paesi europei. Questo darebbe immediatamente fiato all’industria, a piccole e medie imprese, alle botteghe degli artigiani. Ma anche alle famiglie italiane che si vedono arrivare delle bollette che non riescono a pagare. E invece, davanti al carovita e agli undici milioni di italiani che hanno dovuto rinunciare a partire per le vacanze, il governo non sta facendo niente. E a questo punto è legittimo pensare che non si muovano sulle bollette perché non hanno il coraggio di intaccare gli extra-profitti che un pugno di società energetiche matura a scapito di tutte le altre imprese e delle famiglie italiane».

Intervista di Maria Teresa Meli

Fonte: Corriere della Sera

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