Sintesi della lettera di Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri del PD, al direttore de la Repubblica.

Caro Direttore, la pace, nel mondo in fiamme, non è solo un imperativo morale, è la ragione esistenziale dell’Europa e dev’essere la priorità di tutti noi. Affinché non resti mera invocazione, serve una proposta politica, un piano. E non può che essere una missione internazionale di pace in Medio Oriente.

Nel mese trascorso dal 7 ottobre, l’Europa, tra troppe debolezze e divisioni, come alle Nazioni Unite nel voto sulla tregua umanitaria, un merito l’aveva avuto: all’ultimo Consiglio europeo aveva fatto capolino la parola Pace, con l’idea di una Conferenza internazionale.

Sul conflitto in Medio Oriente è stato immediatamente chiaro che la Pace fosse l’unica soluzione possibile per garantire il diritto a esistere di israeliani e palestinesi. Perché il terrorismo di Hamas si può battere non solo con la forza ma anche con l’intelligenza politica di isolarlo e separarlo dalla questione palestinese. In questo senso, l’assedio e l’invasione israeliana di Gaza, oltre a una catastrofe umanitaria, stanno diventando un drammatico errore politico. Che rischia di trascinare l’intera regione nella spirale di violenza e terrore. Di produrre una frattura insanabile tra Occidente e resto del mondo, alimentata da chi, di fronte all’insorgenza di un antisemitismo inaccettabile nell’Europa risorta dall’abisso del nazifascismo, risponde con l’islamofobia ed evoca “scontri di civiltà”.

Ecco perché, come ferma e inequivocabile è stata la condanna all’attacco terroristico di Hamas e alla sua folle ideologia di morte, altrettanto ferma e inequivocabile dev’essere la condanna per le violazioni del diritto internazionale e umanitario, le migliaia di vittime civili, di bambini sotto bombardamenti israeliani. L’Occidente non può permettersi doppi standard agli occhi del mondo.

È compito della comunità internazionale, dopo tre decenni di colpevole abbandono del sentiero tracciato dagli accordi di Oslo, contribuire a garantire il diritto a Israele a esistere e vivere in sicurezza e risolvere la questione palestinese riconoscendo il diritto allo Stato di Palestina nel rispetto delle risoluzioni Onu.

A Gaza serve una forza multinazionale militare di interposizione, sotto l’egida delle Nazioni Unite. E proprio l’Italia può giocare un ruolo fondamentale, forte della sua migliore tradizione diplomatica e della credibilità guadagnata ad esempio nell’ultimo conflitto tra Israele e Libano.

Ecco perché chiediamo al governo di tornare in Parlamento, per discutere e assumere una iniziativa politica di pace, credibile e concreta. La cornice di un piano di Pace può essere definita solo con un fitto lavoro negoziale, ma gli obiettivi sono chiari: assicurare la tregua e la liberazione degli ostaggi, fermare la catastrofe e la spirale di morte nella Striscia, garantire la lotta al terrorismo di Hamas con operazioni mirate, presidiare i confini e ristabilire il diritto internazionale, promuovere gli aiuti umanitari e accompagnare la ricostruzione di Gaza, ricostruire le condizioni per rilanciare il Processo di Pace verso la soluzione dei “due popoli, due Stati”, che avrà necessariamente bisogno di nuove leadership in Israele e in Palestina.

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