Braga. "Uniti in aula per il no”. Sintesi dell’intervista alla Capogruppo PD alla Camera di Lorenzo De Cicco tratta da la Republica 

“Meloni si ricordi del precedente di Renzi”. Chiara Braga, in una intervista a “la Repubblica” parla con cognizione di causa. 

“Dobbiamo guardare a quell’esperienza, al tentativo del 2016, con sguardo critico, per le forzature che vennero fatte. Si è dimostrato che mettere mano alla Costituzione richiede grande equilibrio, per avere consenso. Peraltro la riforma dell’epoca non aveva nemmeno gli elementi di pericolosità che vediamo oggi, col premierato. E non aveva mai escluso il confronto con le opposizioni”.

Se Meloni va al referendum rimarrà ‘scornata’, profetizza Conte: “Questa riforma ha talmente tante contraddizioni e messaggi sbagliati che troverà una forte opposizione nel Parlamento ma soprattutto nel Paese. Uno dei punti più critici, indigeribili, è l’attacco al presidente della Repubblica. Si svuota il ruolo di garanzia che la Costituzione gli affida, togliendogli due poteri fondamentali: il conferimento dell’incarico al presidente del Consiglio e la possibilità di sciogliere le Camere“.

“Tutti – aggiunge – sappiamo che il presidente della Repubblica è la figura più apprezzata dai cittadini, un riferimento che ha garantito la tenuta delle istituzioni nei momenti più difficili della storia recente della Repubblica”. 

Se perdesse il referendum, Meloni dovrebbe dimettersi: “Ci sarebbero già motivi per farlo, ma sicuramente se definisci questa la ‘madre di tutte le riforme’, non puoi fischiettare e non trarne le conseguenze. Ma al di là di questo, vedo un modello rovinoso: l’uomo o la donna sola al comando. Sparisce il governo parlamentare, la forma stabilita dai padri costituenti. C’è un impianto ideologico e culturale che ha l’obiettivo di costruire una nuova Repubblica in cui la pregiudiziale antifascista non c’è più”. 

“Noto – osserva inoltre la capogruppo – la smania della destra di accreditarsi con una nuova forma di governo che fa vacillare questo presupposto. E’ innegabile che ci sia l’accentramento di poteri in un’unica figura, senza pesi e contrappesi. E’ il colpo di grazia al Parlamento, già mortificato da 47 decreti legge in un anno, spesso approvati con la fiducia, e dal diktat imposto alla maggioranza di non fare emendamenti alla legge di Bilancio”. 

Anche la sinistra negli anni ’90 parlava di premierato: “Oggi dobbiamo guardare a questa riforma, a come è nata, alle critiche che arrivano in modo univoco da costituzionalisti e giuristi, anche da esponenti del centrodestra, come Marcello Pera. E’ una riforma scritta male e in modo pericoloso. Serve ad addomesticare i partiti di maggioranza e ad offrire a Salvini lo scambio con l’autonomia differenziata”. Il Pd propone invece: “Sfiducia costruttiva, voto a data certa dei decreti legge, forme di partecipazione popolare, stop alle liste bloccate. Ma in questo disegno di legge non ce n’è traccia”, ha concluso Braga.

Continuando a navigare, accetti l'uso dei cookie per migliorare e personalizzare la tua esperienza di navigazione sul sito