E tanto meno accorpamenti e misure spot a costo zero.

Manzi: “Le parole di Elly Schlein sono chiare: alla scuola non sergono misure spot, servono investimenti. È ora di smetterla con i tagli mascherati da riforme e con un approccio che guarda alla scuola esclusivamente come luogo dove imporre ordine e disciplina, invece che coltivare crescita, inclusione e opportunità”. Lo scrive Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Partito Democratico.

“Non si migliora la scuola solo con misure autoritarie, ma con più risorse. Quello che vediamo è un disegno chiaro: mentre si annunciano nuove regole sempre più severe per gli studenti, si tagliano cattedre, si accorpano scuole e si impoverisce l’offerta educativa. Il governo parla di merito, ma taglia gli strumenti che possono offrire a tutti e tutte reali opportunità: insegnanti, progetti, spazi”.

“Il calo demografico -prosegue la dem- è un dato di fatto, ma non può essere l’alibi per smantellare la scuola pubblica. I fondi che si “risparmiano” con meno alunni non devono essere dirottati altrove, ma reinvestiti nella scuola: per ridurre il numero di studenti per classe, potenziare l’organico, migliorare l’edilizia scolastica, garantire più tempo scuola e rafforzare il sostegno. È questo che chiedono famiglie, studenti e docenti. Serve un piano organico contro il caro-scuola: il Partito Democratico ha già presentato in Parlamento proposte concrete per garantire libri gratuiti, mense accessibili, trasporti agevolati per abbattere le disuguaglianze e sostenere davvero il diritto allo studio”.

“Gli organici docenti tagliati e la riduzione dell’organico ATA rappresentano una scelta miope. Servirebbe invece un grande piano di investimenti -anche dal punto di vista delle retribuzioni- per chi lavora ogni giorno nelle scuole che sono il primo luogo in cui si combattono le diseguaglianze. È il primo spazio di libertà e di emancipazione, come ha ricordato Schlein. Servono investimenti veri ma anche ascolto, rispetto e fiducia per chi ogni giorno lavora nelle nostre classi”. Così conclude la dem

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