La nota del gruppo brianza rete comune: si poteva fare di più. La Provincia di Monza e della Brianza è la più cementificata d’Italia e questo comporta numerose ricadute negative sull’ambiente e la qualità della vita.

Il 51% del suolo provinciale è, allo stato di fatto, consumato e le previsioni di trasformazione per il 2025 fissavano al 54% il consumo atteso. Con l’approvazione della variante al Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) per l’adeguamento alla soglia di riduzione del consumo di suolo, la Provincia si limita ad attestare il consumo previsto al 53%, con una riduzione di un solo punto percentuale rispetto alle previsioni precedenti.

Un risultato insufficiente, che non ci soddisfa, e che non tiene adeguatamente conto delle reali criticità. La variante al PTCP ci consegna un risultato minimo, con un residuo urbanizzabile a disposizione dei Comuni che resta molto elevato, a fronte di un fabbisogno insediativo negativo.

In numeri assoluti, il piano prevede ancora una potenzialità di consumo di aree libere pari a 4.150.000 mq, l’equivalente di circa 60 campi da calcio. È vero, l’obiettivo di riduzione fissato dalla legge è rispettato, ma il parametro rappresenta un limite minimo, ed era quindi possibile andare oltre in considerazione del quadro già molto compromesso di alcune aree della provincia.

La lettura delle osservazioni presentate da Comuni, Enti e Associazioni ha fatto emergere a nostro avviso una marcata aspettativa nella possibilità che questo Piano potesse realmente porre un limite importante al consumo di suolo del territorio brianzolo. Il Piano è privo di quella forza e di quell’approccio coraggioso che sarebbero stati utili per il raggiungimento di un obiettivo più forte. È un Piano che nasce in parte miope, a causa dell’insistenza a nascondersi al riparo di numeri e calcoli.

Tutto ciò avviene inoltre in un momento storico nel quale pare concretizzarsi la realizzazione di Pedemontana, un’opera controversa e portatrice di importanti compromissioni dell’ambiente e del territorio.

Consapevoli dell’importanza strategica di questo strumento di programmazione, ci siamo assunti la responsabilità di sottolineare la nostra non condivisione complessiva del risultato proposto sul piano politico. Abbiamo voluto lanciare un segnale e un grido di allarme forte, per contribuire a consegnare alle generazioni future una Brianza più vivibile e sostenibile, votando contro l’approvazione di questo documento.

Tre avrebbero dovuto essere i pilastri sui quali poggiare l’impianto di un progetto di salvaguardia del territorio: la valutazione mirata e puntuale del fabbisogno; la mappatura delle aree e degli edifici dimessi o inutilizzati che occupano migliaia di mq di suolo in grandissima parte già urbanizzato; le aree da destinare a verde, di qualsiasi natura o dimensione, locale, sovra comunale, regionale, naturalistico, vallivo. Tenendo bene a mente questi tre pilastri, la Provincia avrebbe potuto conseguire un obiettivo ben più significativo nell’interesse dei cittadini.

Per sottolineare il senso di responsabilità del nostro gruppo nei confronti dell’importanza di dotarsi di uno strumento di contenimento del consumo di suolo, abbiamo presentato in Consiglio quattro ordini del giorno, per dare più efficienza e struttura alla fase di applicazione e di recepimento del PTCP. In particolare, abbiamo chiesto un monitoraggio continuo delle stime di fabbisogno insediativo, tenendo conto anche di criteri qualitativi e non solo quantitativi. Inoltre, abbiamo avanzato una proposta per la regolamentazione del fondo provinciale per la “valorizzazione dei servizi ecosistemici” chiedendo di favorire gli ambiti di intervento che riguardano i PLIS e le azioni di potenziamento di reti ecologiche lungo il corridoio di Pedemontana, lasciando un protagonismo attivo dei Parchi regionali e dei PLIS.

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